Platformization of women's job: il principio di parità tra uomo e donna in ambito lavorativo

Il diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione, quindi anche di genere, è un diritto fondamentale riconosciuto a livello internazionale, unionale e nazionale, come ci insegnano nelle lezioni di diritto.

Lezioni di diritto online

A livello internazionale, invero, trova fondamento nella Dichiarazione universale dei diritti umani, nella Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne e nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. 

A livello nazionale, la piena parità tra i sessi trova fondamento costituzionale nel principio di uguaglianza di cui all'articolo 3, 29, 35, 48, e 117 comma sette della Costituzione, ove la gender equality è declinata nei vari ambiti, familiare, lavorativo ed economico-sociale.

L’avvento del digitale e l’accesso alla rete Internet ha fornito e prospettato opportunità lavorative senza precedenti. Sempre più utenti del web, da qualsiasi parte del mondo e con l’utilizzo di un dispositivo elettronico, hanno la possibilità di aderire a molteplici offerte lavorative, orientandosi per la modalità più conveniente e veloce.

Se da un lato, però, il web intreccia una rete proliferativa di attività e opportunità lavorative, dall’altro nasconde molte insidie e crea una fitta rete di disuguaglianze. In tal senso, la tecnologia non è neutrale rispetto al genere e, anzi, incrementa sempre di più il divario occupazionale tra uomini e donne.

Basti considerare, come ha rilevato un’inchiesta del Washington Post del 2019, che i dati di alcune app vengono vendute alle aziende affinché i datori di lavoro possano controllare l’intero ciclo di vita delle lavoratrici, e che le stime fornite dall’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) rivelano che le donne sono ancora lontane dall’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e, in molte parti del mondo, sono intrappolate in lavori poco qualificati, nonché retribuite in maniera inferiore rispetto agli uomini.

Un’analisi di genere del lavoro sulle piattaforme commenta i dati raccolti da una recente indagine europea”,si rileva che il lavoro femminile tramite piattaforma prevale nei paesi dell'Unione Europea, quali Italia e Spagna, con bassi tassi di partecipazione femminile al mercato del lavoro, o dove questa tende a concentrarsi in forme di occupazione non standard e in mansioni a bassa retribuzione (Portogallo).

In questi Paesi, quindi, il lavoro su piattaforma si presenta non come una scelta pienamente libera, ma come fonte di opportunità lavorativa per l'integrazione delle donne come gruppo svantaggiato e privo di opzioni migliori.

Il digital divide, espressione coniata durante l’amministrazione Clinton dal Vicepresidente americano Al Gore nel 1996 per indicare il divario digitale che esiste fra gli “information haves” e gli “havenots”, come nuova frontiera della disuguaglianza di genere nell’ambito lavorativo-economico è stato il tema centrale 4 affrontato dall’attivista e diplomatica giordana Sima Bahous in occasione della LXVII sessione della “Commission of the status of women”.

Durante i lavori della Commissione, l’attivista ha affermato: “Non raggiungeremo la parità di genere senza colmare il digital divide”, sottolineando poi, che nei settori tecnologici le donne non solo ricoprono meno funzioni di potere, ma percepiscono il 21% in meno del salario orario medio rispetto alla controparte maschile.

Il divario di genere colpisce le donne più vulnerabili, con bassa alfabetizzazione e scarsi livelli culturali, nonché coloro che vivono in aree rurali o remote. A cascata si determinano, poi, conseguenze gravi e importanti quali un accesso limitato alle informazioni salvavita e ai servizi pubblici online. Inoltre, come ha ricordato la diplomatica Bahous durante i lavori della Commissione, l’abuso della tecnologia può anche rappresentare una minaccia alla sicurezza e al rispetto dei diritti delle donne, laddove il lavoro online diventi teatro di molestie e soprusi.

Fin ora si è analizzato come le tecnologie digitali acutizzino il gender divide/gap e contribuiscano a realizzare discriminazioni di genere sul piano lavorativo. Tuttavia, il lavoro sulle piattaforme digitali ha anche degli effetti positivi per le donne perché le modalità flessibili di organizzazione lavorativa delle piattaforme possono permettere loro non solo di rendersi indipendenti ma anche di poter conciliare la carriera professionale con gli impegni di cura, visto che ad esse è quasi sempre, nella generalità dei casi, interamente addossato il ruolo di caregiver.

Inoltre, con le tecnologie digitali è più facile per chiunque formarsi attraverso corsi erogati direttamente a distanza e in tal caso si parla di FAD (ossia Formazione a Distanza) e di LMS (ossia Learning Management System).

Ad esempio, SheTech e Stemettes si impegnano a svolgere attività di networking e di formazione alle giovani ragazze, giovani non binari e donne nelle carriere STEM, mentre Global Thinking Foundation organizza iniziative e progetti che abbiano come finalità l’alfabetizzazione finanziaria rivolta a soggetti indigenti e fasce deboli.

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